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Nel
2019, dopo aver faticosamente superato un secondo
divorzio che si era rivelato assai più complicato del
primo, mi ritrovai a dover affrontare un periodo di
momentanea difficoltà economica e decisi che era
arrivato il momento di recuperare i vecchi attrezzi del
mestiere di traduttore dal cassetto polveroso in cui li
avevo abbandonati da tempo. E così inoltrai diverse
richieste agli addetti ai lavori del “giro”, evitando le
case editrici più importanti come Mondadori
o Il Saggiatore alle quali anni addietro
avevo fatto lo sgarbo di rifiutare alcune proposte di
traduzione per dedicarmi a progetti che all’epoca mi
sembravano più interessanti. Sapevo di poter contare su
un curriculum abbastanza importante, e infatti nel giro
di un paio di settimane avevo già ricevuto un discreto
numero di proposte da valutare. Scartai subito le meno
interessanti o poco remunerative, finché la mia
attenzione fu attratta dall’email di una casa editrice
di Roma specializzata in temi esoterici e dell’occulto.
L’argomento era intrigante, e dopo una telefonata con la
gentile direttrice nonché proprietaria della casa
editrice stessa trovammo subito un accordo, senza
perdere troppo tempo nelle consuete lunghe e snervanti
trattative economiche. Il titolo del primo lavoro che mi
venne assegnato era già di per sé tutto un programma: “QUALCOSA
SI NASCONDE NEI BOSCHI” Sottotitolo: "A caccia di mostri
e di mistero.” Il testo era una piacevole
narrazione di una serie di eventi apparentemente
inspiegabili a cui l’autore attribuiva origini arcane o
in qualche modo ultraterrene. La cosa mi parve normale,
trattandosi di un libro che affrontava argomenti
esoterici, se non che a un certo punto durante la
lavorazione accadde qualcosa che malgrado le mie vedute
disincantate mi lasciò abbastanza stupito. Per
descriverla userò la nota finale che scrissi in calce
all’elenco di annotazioni che in genere allego a ogni
traduzione per facilitare il lavoro di revisione da
parte della redazione. …
P.S. Ho valutato a lungo se fosse o meno il caso di
riferirvi un episodio avvenuto durante la traduzione,
e alla fine ho deciso di farlo in quanto si è trattato
di una circostanza piuttosto simpatica e singolare.
Stavo completando questo passaggio: “‘Come forth, foul beasts!’ I bellowed, as
my actions came to a thundering conclusion. ‘Come forth,
marauding cats! Show yourselves vile wolves and
beast-men!” che avevo tradotto così: “Fatevi avanti, creature malvagie!”
urlai a gran voce al culmine delle mie frenetiche
attività. “Uscite, felini selvaggi! Mostratevi, lupi
feroci e uomini bestia!” … e nell’esatto momento in cui ho
premuto il tasto di invio a fine periodo, dalla parete
alle mie spalle si è improvvisamente staccato un
pesante quadro incorniciato di una mia vecchia
fotografia formato 50x70. Sono agnostico e del tutto
scettico, e pertanto sono certo che si sia trattato
solo di una bizzarra coincidenza, ma la circostanza
che malgrado il gran fragore della caduta il vetro sia
rimasto perfettamente intatto mi ha fatto sorridere e
pensare che valesse la pena di segnalarvi la cosa per
la sua stranezza e per la relativa analogia con il
tema del libro. In particolare, se troverò l’indirizzo
e-mail di Redfern (l’autore) credo che gli farà
piacere venirne a conoscenza. Di seguito, la non meno sorprendente
risposta della redattrice che ricevette il mio
messaggio. Ricevuto. Grazie P.S. in Redazione è molto piaciuta la
sua nota a chiusura dei commenti. |