In questa grande casa,
sicuramente ben costruita ma dall’aspetto leggermente sinistro, ho
trascorso
in solitudine (quasi) totale un intero anno del mio primo periodo
di residenza negli Stati Uniti.
Qualcuno sosteneva che tutta la zona, e in particolare quella
costruzione, fossero infestate dagli spiriti,
ma io, da buon agnostico, non prestavo ascolto a quelle voci e
anzi le commentavo ogni volta con
battute spiritose e risatine scettiche.
Una
caratteristica delle case di legno del New England che a noi
italiani abituati alle solide
costruzioni centenarie in mattoni o addirittura in pietra dei
centri storici
(e soprattutto con le pareti interne fatte di materiali molto più
robusti
del delicato cartongesso) infonde una inquietante sensazione di
precarietà, è la loro relativa instabilità.
In quell’anno ho scoperto molte verità che prima di allora avevo
ritenuto impensabili. Ho visto abitazioni
del tutto simili a quella in cui abitavo prendere fuoco come un
cerino e ardere completamente,
riducendosi in cenere in meno di mezz’ora in occasione dei
frequenti incendi
che scoppiavano nella regione, e ho capito come fosse possibile
che un tornado
riuscisse a radere letteralmente al suolo interi quartieri di
siffatte casette.
Ho anche calcolato che non dovesse essere poi tanto difficile per
un lupo cattivo
abbatterne tre contemporaneamente con un potente
zaffo del suo alito maleodorante di speziato maialino allo
spiedo.
In
effetti, quando il vento tirava forte (condizione non insolita nel
New England settentrionale) sembrava
che tutta la casa tremasse violentemente, e la sensazione era resa
ancor più impressionante dalle finestre
a ghigliottina, che anziché sbattere come le nostre
emettevano sibili acuti simili a lunghi ululati ogni volta
che qualche raffica più violenta delle altre riusciva a
infiltrarsi attraverso le sottili crepe dei vecchi telai di legno.
Per motivi che tuttora mi sfuggono, ma che sicuramente
erano connessi alle caratteristiche
meteorologiche della zona, tutto ciò si verificava in modo
puntuale nelle ore notturne… preferibilmente
dopo la mezzanotte.
A
tutto questo va aggiunto che in una costruzione risalente ai primi
anni del ‘900 era assolutamente
comprensibile udire scricchiolii e schiocchi, e normale che
le tubature scoperte dello scantinato vibrassero
rumorosamente a causa della forte escursione termica tra le ore
diurne,
spesso calde e assolate, e il freddo pungente delle notti.
Non
lontano dalla mia casa sorgeva un’altra struttura dalla foggia
ancor meno rassicurante, occupata da vicini che
in tutti quei mesi non ho mai avuto la fortuna di incontrare o
addirittura vedere. Sapevo per certo che la casa era
abitata perché alla sera vedevo illuminarsi qualche finestra, ma dietro quei
vetri impolverati
non sono mai riuscito a scorgere nient’altro che ombre indistinte
e tremolanti.
Dopo
alcuni mesi dal mio arrivo avevo cominciato a lavorare presso un
ristorante situato a pochi minuti dalla
mia casa, lungo una via di grande scorrimento, che proprio per
questa sua caratteristica
non veniva mai percorsa a piedi da nessuno se non da me che,
essendo all’epoca ancora privo di qualsiasi mezzo
di trasporto, mi incamminavo al mattino verso il posto di lavoro
e, tranne i rari casi in cui qualche pietoso/a collega
mi offriva un passaggio, rientravo a tarda sera nel buio completo
con la medesima modalità.
Manco
a farlo apposta, anche questo ristorante aveva fama di essere
infestato da spiriti
(siamo nel Massachusetts di Salem, Nathaniel Hawthorne ed Edgar
Allan Poe), e in particolare
dal fantasma di un vecchio proprietario, tal Vincent Lanzarotto,
che pare si fosse impiccato
in qualche locale dello stabile, dove capitava spesso di
avvertire all’improvviso il puzzo
acre di un sigaro bruciato, simile a quelli che il tizio in
questione aveva l’abitudine di fumare in continuazione.
In
quei giorni giovanili le mie frequentazioni con sostanze
psichedeliche appartenenti
alla cosiddetta categoria delle droghe leggere erano
particolarmente
intense e ricorrenti, ed è quindi possibile che i miei lontani
ricordi
siano in qualche modo ingigantiti o perlomeno influenzati da
questa bizzarra circostanza.
In ogni caso, poiché i fantasmi non hanno bisogno di aprire porte
e le abitazioni americane
sono più facilmente vulnerabili di una casetta della Barbie
(come è confermato da decine di film dell’orrore), avevo preso
l’abitudine di
non chiudere mai a chiave la serratura dell’ingresso,
precauzione che consideravo del tutto inutile.
Un hippie pacifista e figlio
dei fiori come all’epoca ero io non possedeva
ovviamente alcuna arma di difesa (e tantomeno di offesa), ma alla
luce
di una possibile malparata afferrai comunque una sedia e,
nudo come un verme, ruotai
lentamente la maniglia della porta, per spingere l’anta.
Il corridoio era completamente
deserto e ogni rumore
era misteriosamente scomparso. Comprensibilmente scosso,
rientrai in camera
e richiusi la porta, puntellandola con la sedia come avevo visto
fare spesso al cinema,
senza pensare che quella misura non sarebbe servita a nulla
visto che l’anta si apriva verso l’esterno, ma tant’è.
Dopo pochi secondi intesi di nuovo quello strano scalpiccio
di passi, che questa volta stavano
inequivocabilmente scendendo lungo i gradini della scala. Tesi
attentamente l’orecchio,
aspettando di sentire aprirsi e richiudersi l’uscio dell’ingresso,
ma nulla di questo accadde.
Sveglio come un grillo e con gli occhi sbarrati, attesi l’arrivo
delle prime luci del mattino,
dopodiché procedetti con la massima cautela a ispezionare
tutti gli ambienti della casa, senza tuttavia
trovare nulla di insolito a parte a un paio di mozziconi di sigaro
nello scantinato,
della cui presenza non mi ero mai precedentemente accorto.
Ma essendo sceso là sotto soltanto un paio di volte per
controllare il funzionamento della caldaia non diedi eccessiva
importanza alla cosa.
Tuttavia,
da quel giorno mi procurai una mazza da baseball
che cominciai a tenere di fianco al letto,
e mi assicurai di chiudere sempre a chiave la porta d’ingresso.
A proposito della zone di case infestate dove
avevo abitato a fine anni ’70 ho fatto recentemente qualche
ricerca,
scoprendo che la “casa degli spiriti” che un tempo sorgeva a
ridosso della mia
abitazione è stata tranquillamente demolita nel 2015 (le leggi
americane in fatto di conservazione
e protezione degli edifici storici sono assai più elastiche delle
nostre), e al suo posto è sorta un'orribile
e non meno inquietante struttura di self storage.
Chissà cosa si nasconde all’interno di quegli orrendi container
prefabbricati?
Tutto sommato, oggi avrei molta più paura di allora se dovessi
dormire li accanto.

Inoltre,
controllando bene la foto di Google Maps ho notato davanti
alla mia ex casa alcuni
oggetti inquietanti che sembrano usciti da un racconto di
Stephen King…

Ma non solo…
ingrandendo parecchio l’immagine mi è sembrato di intravedere
dietro alla finestra
del primo piano (proprio quella della mia camera da
letto!), quasi a ridosso del soffitto,
molto più in alto
della normale altezza d’uomo, qualcosa
che lascio interpretare alla vostra fantasia.
Io potrei essere influenzato dai
miei ricordi sinistri.